Libri in Nizza 2020/2021
Concorso di scrittura in Libri in Nizza 2020
Gli allievi Gilberto Agatiello e Federico Brondolo di I Liceo Linguistico e Giorgia Rustichelli I Liceo Scientifico delle Scienze Applicate si sono aggiudicati i primi tre premi del concorso di scrittura, proposto dall’amministrazione comunale di Nizza Monferrato all’interno dell’evento “Libri in Nizza 2020”.
Il bando proponeva alla categoria giovani (13-19 anni) di cimentarsi in un racconto ispirato ad una delle fotografie a tema rurale di Arturo Bersano, esposte in una mostra al Foro Boario nell’autunno 2020.
Gilberto, Federico e Giorgia riceveranno, oltre ad un segnalibro serigrafato, un premio di denaro, da utilizzarsi per l’acquisto di libri. Di seguito, alcuni passaggi dei loro racconti e le fotografie a cui si sono ispirati.
AMARO PAESE MIO, di Gilberto Agatiello (IEL) |
[…] Nel ’40, infatti, Mussolini aveva firmato l’entrata in guerra dell’Italia, e perciò mio padre Luigi e i miei fratelli Carlo e Cesco partirono per il fronte, salutando tutti noi con affetto e commozione, come si salutano persone che non si sa se si rivedranno. Io quel giorno avevo otto anni e, per la prima volta nella mia vita, vissi una situazione di panico e sconforto. Capii che non avrei più rivisto mio padre. Così andò. I primi mesi dalla loro partenza furono colmi di lettere, per continuare a essere vicini quando, in realtà, non eravamo mai stati così lontani: ci arrivavano aggiornamenti e riflessioni sulla condizione in cui erano stati catapultati. Ma successivamente le lettere furono sempre meno. Dopo soli sei mesi dalla partenza, lo Stato ci disse che mio fratello Carlo era morto, dilaniato sotto le bombe, il freddo e lo sporco. […] Ricevemmo, dopo tante settimane, una lettera da papà, che, nonostante gli stenti che viveva in guerra, sorrideva e ci invitava ad andare avanti, più forti di prima, perché solo così avremmo onorato la sua persona e poi la sua memoria. Già, la sua memoria, perché dieci giorni dopo l’arrivo della sua lettera la polizia fascista lo dichiarò morto. Mia mamma pianse come una fontana, le mie sorelle furono prese da un profondo sconforto; io, invece, non fui tanto demoralizzato. Certo, fu un enorme dispiacere, ma fui più sofferente quel funesto giorno di quasi due anni prima, quando dentro di me avevo capito che avrei salutato mio padre per sempre. […] |
COME UN FIORE IN PIENO INVERNO, di Federico Brondolo (IEL) |
[…] Fuori continuava a nevicare, come se al mondo non importasse niente della sua situazione.Bertino mise nella valigia anche la foto della sua casa, era una foto piuttosto vecchia ma, nonostante questo rispecchiava perfettamente la sua cascina. Bertino salutò la sua camera e poi il resto della casa; mise il cappotto, i guanti e, a braccetto con sua madre, si avviò verso la stazione, direzione il porto di Genova. Nevicava copiosamente ed i fiocchi di neve si sferzavano sul corpo di Bertino con forza, lasciando sul suo cappotto blu delle piccole macchie bianche. La neve accompagnò lui e la sua famiglia fino alla stazione, soltanto una volta saliti sul treno, il freddo si placò ma dentro di lui la neve rimase fresca portando via ogni sua speranza ed ogni suo sogno. Il treno accompagnò Bertino e la sua famiglia al porto; ad aspettarli c’era una nave e li avrebbe portati sulle coste Americane […] L’anziano signore stava per concludere la sua storia rispondendo alla domanda dei bambini quando la porta si aprì, era sua figlia Melanie che entrò nella stanza dicendo ai bambini che la merenda era pronta. I bambini, con gli occhi ancora incantati dalla storia del nonno seguirono la mamma in cucina. Bertino, solo dopo si accorse di non aver raccontato del suo rapporto con l’inverno che, dall’anno 1968 era cambiato del tutto; ogni anno a New York, quando nevicava, Bertino si sentiva come un fiore in Inverno. |
RICORDI DEL PASSATO, di Giorgia Rustichelli (IDL) |
Era un giorno qualunque, stavo tornando a casa. Passavo nel viale alberato, quando vidi due bambini che si parlavano attraverso un cancello, e mi ritornarono in mente molti ricordi del passato. […] Un giorno, già finita la guerra, quando pensavo che non l'avrei mai più rivista, sentii che in paese c'erano delle voci che dicevano che da lì a poco sarebbero arrivati i treni dalla città dove era Alice, ma non me ne preoccupai troppo, sicuro che non sarebbe mai più tornata. All'incirca due giorni dopo sentii urlare il mio nome da fuori la mia finestra: era una voce che non riconoscevo ma che avevo già sentito. Era Alice, era tornata, non ci credevo. Saltai giù dal letto, mi catapultai giù dalla scala e andai al cancello. La abbracciai attraverso le sbarre senza neanche aprirle e lei ricambiò l'abbraccio. Eravamo entrambi quasi maggiorenni ma sembrava che tutto fosse rimasto tre anni indietro. Il giorno dopo ci raccontammo tutto fino a notte fonda. Fu in quel momento che capii che mi piaceva, e scoprii poco dopo che anche io piacevo a lei. […] Intanto senza accorgermene ero arrivato a casa, entrai e salutai con un bacio mia moglie Alice, sorridendo al ricordo di quegli anni passati insieme senza nemmeno accorgerci del nostro amore. |